CinemItalia. L’approfondimento – “Cannes 2025, Il cinema come sguardo sul futuro e arca della memoria

di Maria Antonella Pratali

In un’epoca in cui la memoria collettiva sembra frammentarsi in una giungla di algoritmi, immagini effimere e notizie lampo, il cinema torna a giocare un ruolo cruciale: non solo arte o intrattenimento ma dispositivo di memoria alternativa. 

Se i social accelerano l’oblio, il cinema si muove in senso opposto: rallenta, approfondisce, dà volto e voce a ciò che rischia di svanire. E lo fa con una potenza che nessun video su TikTok, nessuna clip da dieci secondi potrà mai replicare. 

Il cinema diventa un’arca visiva che conserva e restituisce emozioni, ambienti, mentalità e storie che nessuno di noi ha vissuto in prima persona, eppure ci appartengono. Un contenitore simbolico in cui immagini e suoni ricreano mondi che l’esperienza personale non ha potuto toccare, ma che il cinema riesce a farci vivere.

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Pensiamo ad esempio a “Roma” di Alfonso Cuarón: non è solo l’infanzia del regista messicano, ma un universo di dettagli quotidiani degli anni ’70 che sembrano più nostri dei nostri stessi ricordi. In Italia, questo potere si è manifestato con forza in film come “La meglio gioventù”, che per molti nati dopo il Sessantotto è stato il primo vero contatto emotivo con le contraddizioni di un’epoca.

Film che non raccontano il passato: lo fanno rivivere.

Quando storia ufficiale e media falsano, distorcono o cancellano la realtà dei fatti, il cinema si configura come un costruttore di memorie parallele: ci fornisce archivi in cui collocare ciò che non si è saputo, voluto o potuto raccontare con la stessa intensità.

Ci riesce “Un simple accident/It was just an accident” del regista iraniano Jafar Panahi che si è aggiudicato la Palma d’Oro 2025. Girato clandestinamente a Teheran, il film è una parabola morale sulla vendetta, ma anche un grido silenzioso contro la censura e l’oblio. È un racconto potente, che trasforma l’esperienza individuale in patrimonio collettivo. Un esempio perfetto di cinema che conserva e trasmette memorie negate.

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Anche gli altri premiati della Croisette confermano questa tendenza. Il Grand Prix è stato assegnato a “Sentimental Value” di Joachim Trier, un’opera raffinata sul rapporto tra arte e memoria, che mette in scena un regista alla ricerca della propria eredità spirituale e culturale. 

Il Premio della Giuria, condiviso tra “Sirât” di Oliver Laxe e “Sound of Falling” di Mascha Schilinski, rappresenta due modi diversi di indagare l’identità. Entrambi ci parlano di esperienze non nostre, ma che il cinema rende intime, quasi familiari.

Cannes 2025 ha dimostrato che il cinema non è solo specchio del presente e sguardo sul futuro, ma strumento per raccogliere e trasmettere ciò che rischiamo di perdere: memorie invisibili, voci marginali, emozioni sospese. In un tempo in cui tutto scorre troppo in fretta, Cannes ci invita a fermarci, guardare, e soprattutto: ricordare. Anche ciò che non abbiamo vissuto.

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