Il “circo mediatico” che si è venuto a creare – come del resto avviene in tutti gli episodi di nera, meglio se fatti di sangue cruenti – non ci appartiene – Quando la notizia è giusto darla, ma non spettacolarizzarla
di Massimo Iaretti
Nelle ultime settimane il delitto di Garlasco è tornato prepotentemente alla ribalta con la riapertura delle indagini, sia pure ad anni di distanza dall’uccisione della povera Chiara Poggi e con un condannato in via definitiva.
Chi ci segue avrà notato che a questo episodio di cronaca, che rimbalza quotidianamente su giornali, media e social, “Italia sarà”, sino ad ora, non ha dedicato una riga. Questo non per la sua importanza: è lecito, assolutamente che la Procura di Pavia faccia tutte le indagini che possano servire ad accertare la verità, è lecito che tutti coloro, da chi è stato condannato, a chi si vede accusato, a chi rappresenta la famiglia di Chiara, faccia tutte le istanze e le richieste del caso, a partire dagli incidenti probatori. Ed è assolutamente lecito, e possibile, perché grazie al Cielo siamo in un Paese libero e c’è un articolo della Costituzione, il 21, che sancisce la libertà di stampa, che ne venga data notizia dell’apertura delle indagini e dei relativi sviluppi. Ma quello che, a nostro giudizio, non è veramente accettabile è tutto il trambusto mediatico, il circo mediatico che si è venuto a creare – come del resto avviene in tutti gli episodi di nera, meglio se fatti di sangue cruenti – con occupazione dei tutti i giornali, le trasmissioni televisive, strisce quotidiane, programmi di approfondimento, operatori che assediano questo o quel protagonista, volontario o involontario, esperti di tutti i generi che discettano su tutto e su tutti. Sinceramente non ci riconosciamo in questo tipo di fare informazione. La notizia è giusto darla, non spettacolarizzarla. Si dirà: l’audience vuole così, “Parigi val bene una Messa”, anche se magari non si sa più di cosa scrivere o mandare in onda, l’importante è dire. Noi preferiamo continuare la linea che “Italia sarà” ha tenuto finora piuttosto che seguire delle sirene virtuali. Senza dimenticare che in questa vicenda c’è la vita di una giovane donna stroncata nel fiore dei suoi anni che è la vera vittima di tutto. Un augurio solo: che la Giustizia faccia il suo corso senza troppo palcoscenico e si arrivi ad una verità definitiva.
Nella foto: il Palazzo di Giustizia di Pavia.