Sebbene non rimanga traccia di questa soluzione urbanistica, i cronisti dell’epoca raccontarono come ci si divertiva nel lago effimero di Piazza Navona
di Antonio Bovetti
In un’epoca in cui il concetto di “aria condizionata” era ancora lontano secoli, c’era chi, col solo potere dell’immaginazione, e del papato, riusciva a regalare refrigerio e meraviglia alla Città Eterna.
Accadde a Roma, nell’estate del 1652, quando papa Innocenzo X , al secolo Giovanni Battista Pamphilj, decise di offrire al popolo romano qualcosa di più contro l’afa: una vera oasi urbana. Ogni sabato e domenica di agosto, per volere del pontefice, le fontane di piazza Navona venivano “liberate” dai loro scarichi. Il risultato? Un lago temporaneo nel cuore della città, dove bambini e adulti, popolani e anche nobili, potevano passeggiare, rinfrescarsi e giocare un pò. E persino sfilare in carrozza con le ruote immerse nell’acqua. Quest’idea semplice quanto scenografica funzionava grazie a un dettaglio urbanistico tutto romano: la piazza Navona, infatti, era stata costruita seguendo le misure dello stadio di Domiziano, risalente all’85 d.C. La sua forma allungata e leggermente concava facilitava l’accumulo dell’acqua, e quindi una “meraviglia” estiva voluta dal Papa.
Il primo a raccontare il fenomeno fu Giacinto Gigli, cronista del tempo, che descrisse con stupore come l’acqua si raccogliesse «ai piedi della Guglia e delle fontane», mentre le carrozze, imperturbabili, scivolavano sopra il lago come in un sogno barocco. Col passare degli anni, il lago di piazza Navona divenne una festa per tutti, un vero e proprio evento estivo. Si aggiunsero musiche, scenografie, fuochi d’artificio, e perfino tribune mobili per godersi lo spettacolo, comodamente all’asciutto. Un rito estivo condiviso, allegro, forse un po’ folle, ma profondamente umano. E questo culto durò a lungo? Ben due secoli! A ricordarcelo è lo scrittore Giggi Zanazzo, che nel 1908, nella sua opera Usi, costumi, credenze, leggende e pregiudizi del popolo di Roma, racconta: «Tutte le domeniche d’agosto, si apriva la chiave del centro di Piazza Navona e la piazza che era stata abbassata si allagava tutta. Che divertimento!». La tradizione non fu però sempre ben vista. Nel 1676 fu sospesa per timore di epidemie, un’allerta sanitaria d’altri tempi, e ripresa solo nel 1703, quando le autorità rassicurarono sulla salubrità dell’acqua. La festa proseguì, tra qualche pausa, fino al 1865, quando la nuova pavimentazione rese la piazza impermeabile… ai sogni liquidi di un tempo. Oggi, chi passeggia in piazza Navona in pieno agosto trova solo il caldo, le fontane e le ombre leggere dei palazzi. Nessun lago, nessuna carrozza che avanza tra le onde. Ma forse, a ben guardare, un’eco di quella leggerezza rimane: nella voglia romana di vivere la città anche nelle giornate più torride, tra arte, acqua e una buona dose di fantasia…
Fonti: sezione, “Storica” della rivista on line National Geographic