Settimana ad alta tensione per l’economia globale per i mercati: volatilità che ridisegna lo scenario economico
di Antonio Bovetti
La settimana appena conclusa è stata segnata da forti turbolenze sui mercati finanziari internazionali. Ci sono stati vari sviluppi di rilievo sul fronte commerciale e nuovi segnali in arrivo dall’economia statunitense. Al centro dell’attenzione, ancora una volta, la politica dei dazi annunciata dagli Stati Uniti, con il presidente Donald Trump protagonista di una serie di decisioni che hanno innescato molte e varie reazioni a catena sulle piazze finanziarie a livello globale. Il 9 aprile 2025 era indicato come data di svolta: in calendario l’entrata in vigore dei dazi USA su un’ampia gamma di beni provenienti da diversi Paesi, con un impatto particolarmente rilevante sui flussi commerciali con la Cina. In un contesto già complesso, l’annuncio di un possibile incremento tariffario del 60% verso Pechino ha aumentato la tensione. Tuttavia, nel giro di poche ore, è arrivata una mossa inattesa dalla Casa Bianca: una sospensione di 90 giorni dell’applicazione delle nuove misure, ad eccezione dei dazi sulla Cina, per i quali resta in vigore l’aliquota base del 10%, già di per sé con effetti potenzialmente inflattivi. Il cambio di rotta ha favorito un deciso rimbalzo dei mercati azionari. Mercoledì gli indici statunitensi hanno registrato le migliori performance da anni: l’S&P 500 ha chiuso con un +9,52%, mentre il Nasdaq ha guadagnato oltre il 12%. Per l’S&P si è trattato della giornata più positiva dal 2008 e della terza in assoluto dal secondo dopoguerra. Per il Nasdaq, della migliore seduta dal gennaio 2001 e della seconda di sempre. A seguire, anche l’Unione Europea, saggiamente, ha annunciato una sospensione per 90 giorni delle contromisure tariffarie introdotte in risposta ai dazi americani. Nonostante le rassicurazioni temporanee, il sentimento degli investitori resta fragile. Il confronto commerciale tra Stati Uniti e Cina continua a pesare ed essere preoccupante, in particolare dopo l’aumento dell’aliquota doganale sulle merci cinesi al 145%, un livello record! L’indice di volatilità (VIX) ha segnato nuovi picchi, segnalando un clima di elevata incertezza, mentre la selettività degli acquisti si è fatta più marcata, cioè, prevalgono le posizioni difensive e l’interesse da parte di operatori con ampia disponibilità di liquidità. Nel quadro macroeconomico, da segnalare il dato sull’inflazione statunitense pubblicato giovedì. A marzo i prezzi al consumo sono scesi dello 0,1% su base mensile, contro il +0,2% di febbraio, segnando il primo calo dal 2020. Su base annua, il tasso d’inflazione è sceso al 2,4% dal 2,8% precedente, ben al di sotto delle attese degli analisti (+2,6%). Anche il dato core – che esclude energia e alimentari – ha mostrato una dinamica più contenuta: +0,1% mensile, rispetto al +0,2% atteso, e +2,8% su base annua, minimo dal marzo 2021. L’insieme degli eventi ha riacceso il dibattito sull’equilibrio tra politica monetaria, commercio internazionale e stabilità finanziaria. L’incertezza resta elevata e l’attenzione degli investitori si concentra ora sulle prossime mosse della Fed, nonché sull’evoluzione dei rapporti tra Washington e Pechino.