Ad Assisi, i frati del Sacro Convento e della Basilica di san Francesco daranno vita a un ciclo di eventi di straordinaria attualità, con illustri Ospiti del mondo della Cultura, del giornalismo, dello spettacolo e della società civile
Anche quest’anno, dal 10 al 21 settembre p.v., i frati del Sacro Convento e della Basilica di san Francesco in Assisi daranno vita al Cortile di Francesco, l’evento culturale che – nato come versione “francescana” del “Cortile dei Gentili”, promosso dal Dicastero per la cultura della Santa Sede come dialogo tra credenti e non credenti – si è configurato negli anni sempre più come uno spazio di arricchimento reciproco ed è giunto ormai alla XI edizione. Crediamo infatti che la fraternità – che è in qualche modo l’eredità per eccellenza di san Francesco d’Assisi – sia non solo un sentimento ma un’autentica espressione culturale che può entrare in dialogo fecondo con ogni sapere e competenza, con ogni cultura e sensibilità.
L’edizione di quest’anno si inserisce appieno nel cammino del grande centenario francescano articolato in quattro anniversari: l’approvazione della Regola bollata e la prima rappresentazione del Natale di Greccio nel 2023, l’impressione delle stimmate nel 2024, la stesura del Cantico delle Creature, che celebriamo proprio quest’anno, e il transito di Francesco nel 2026.
Anche in questa edizione ci saranno conferenze, lectio, tavole rotonde, spazi di riflessione, testimonianze e molto altro. Il fil rouge del centenario della stesura del Cantico delle Creature (1225-2025) ci offre l’opportunità per riflettere, fare esperienza e celebrare intorno a tre parole chiave: bellezza, armonia e creatività, per continuare ad esplorare il terreno di dialogo e arricchimento reciproco che caratterizza il Cortile di Francesco sin dal principio.
Il Cantico di frate sole condensa al suo interno molti valori e simboli: la contemplazione, l’amore per Dio e per il creato percepito come un dono, l’arte, la creatività, la lirica e la poesia, la cura delle relazioni, la dimensione dossologica degli uomini che coinvolgono il mondo in questa lode, una finalità pastorale/parenetica, e, infine, il tema dell’estasi nella bellezza, che non va intesa tanto come corrispondenza formale/ideale a dei canoni estetici già prestabiliti.
La bellezza che emerge dal Cantico è piuttosto l’armonia che nasce da un processo di radicale accoglienza della realtà nel suo complesso. In questo modo perfino il “male fisico” (infermità e tribolazioni) il male morale (le ingiustizie e i torti che si sono subiti), attraverso il perdono e l’accettazione, diventano l’occasione per la beatitudine; addirittura la morte viene sperimentata come sorella, come amica.