Raccolte già oltre mille firme per la campagna “La fortuna costa, la sfortuna di più”. Rosanna D’Antona: “Oltre 2 milioni di donne escluse da un diritto che può salvare la vita”
di Antonio Bovetti
In Italia la prevenzione oncologica non è uguale per tutte le donne. A seconda della Regione in cui vivono, alcune vengono incluse nello screening mammografico gratuito dai 45 ai 74 anni, altre ne restano escluse.
«Oltre 2 milioni di donne escluse da un diritto che può salvare la vita ̶ spiega Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia. ̶ È da questa ingiustizia che nasce la campagna “La fortuna costa, la sfortuna di più”. A un mese dal lancio ha già raccolto più di mille adesioni, segno di un bisogno reale e sentito, non solo statistico. Sono disparità che non possiamo accettare perché disattendono le linee guida europee, che da anni raccomandano l’estensione dello screening mammografico a tutte le donne tra i 45 e i 74 anni. Oggi, però, solo 6 Regioni su 20 hanno recepito pienamente questa indicazione. Le altre lo hanno fatto solo in parte, o per nulla. Il risultato? Milioni di donne escluse da una possibilità concreta di diagnosi precoce».
La prevenzione è un diritto, non una “combinazione geografica”. Il tumore al seno resta il più frequente e purtroppo il più letale tra le donne. «Solo nel 2024 si sono registrate oltre 53.600 nuove diagnosi ̶ ricorda Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio Nazionale Screening. ̶ Ma se intercettato ai primi stadi può essere trattato con terapie meno invasive, chirurgia più conservativa e con tassi di sopravvivenza oltre il 90% a cinque anni». «Lo screening mammografico organizzato rappresenta un vero salvavita ̶ aggiunge Silvia Deandrea, presidente della Federazione delle associazioni degli screening oncologici. ̶ È un programma gratuito, certificato, sicuro e collegato alle Breast Unit, che garantisce un percorso rapido ed efficace. Le immagini radiologiche vengono valutate da due specialisti indipendenti e, in caso di sospetto, la presa in carico è immediata». D’Antona ribadisce: «Estendere la fascia d’età dello screening ha un costo per il Servizio Sanitario Nazionale. Ma non farlo costa molto di più. Una diagnosi tardiva significa terapie più complesse, maggiori spese per il sistema e un impatto sociale, psicologico e affettivo che ricade su tutta la famiglia della paziente». La campagna punta a raccogliere il maggior numero possibile di adesioni entro ottobre 2025, mese simbolo della prevenzione del tumore al seno, per consegnare i risultati alle Regioni ancora inadempienti. In quei territori saranno avviate azioni di advocacy mirata per stimolare i decisori politici a colmare il divario. Le associazioni chiedono inoltre che il diritto alla prevenzione venga formalizzato nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). «Solo così ̶ spiegano da Europa Donna Italia ̶ si potrà garantire equità tra le Regioni e rendere più semplice l’adozione del programma anche nei territori vincolati dai piani di rientro». «Il fatto che in appena quattro settimane siano già state raccolte oltre mille firme ̶ conclude D’Antona ̶ conferma quanto il tema sia sentito dalle donne. Porteremo la loro voce nelle sedi istituzionali perché il diritto alla prevenzione del tumore che più le colpisce sia garantito a tutte, senza distinzioni». La raccolta firme resta attiva fino a ottobre sul sito di Europa Donna Italia. L’invito è semplice: partecipare per far valere un diritto alla salute che non può dipendere dal codice di avviamento postale.
Glossario
Advocacy: Processo civile con cui una persona o un gruppo di persone cercano di dare appoggio ad una politica, che sia essa sociale, economica, legislativa, ecc., e di influenzare la relativa distribuzione delle risorse umane e monetarie. (Trecani)
Sitografia
https://medicoepaziente.it/2025/mammografia-laccesso-allo-screening-non-e-uguale-per-tutte/
Nella foto: Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia.