di Guido Ghersi
Nei fondali di Riomaggiore è iniziato un progetto che potrebbe segnare una svolta nella ricerca enologica internazionale. Per la prima volta, nelle acque dell’Area Marina Protetta del Parco Nazionale delle Cinque Terre è stato avviato un esperimento che unisce due pratiche finora separate: la vinificazione e l’affinamento subacqueo. L’iniziativa, battezzata Extreme UnderWaterWines, è promossa da Jamin UnderWaterWines insieme a due protagonisti del settore: Heydi Bonanini, titolare dell’Azienda Agricola Possa di Riomaggiore, e Antonio Arrighi, ideatore del metodo “Nesos” all’Isola d’Elba. Poco dopo la metà dello scorso mese, sotto la supervisione del Parco e con l’appoggio del presidente Lorenzo Viviani, sono state immerse in mare per 72 ore le uve Bosco provenienti dai vigneti di Possa. Il passo successivo sarà l’imbottigliamento e l’affinamento delle bottiglie in profondità, grazie a speciali capsule progettate da Jamin per resistere a oltre 50 metri sotto il livello del mare per circa sei mesi. L’esperimento ha un valore unico a livello mondiale: mai prima d’ora vinificazione e affinamento subacqueo erano stati integrati in un protocollo scientifico unitario. I ricercatori coinvolti confronteranno tre diverse tipologie di vino provenienti dallo stesso filare e dalla stessa vendemmia: uno ottenuto con vinificazione tradizionale, uno affinato in mare dopo la vinificazione classica e un terzo prodotto a partire da uve immerse direttamente nei fondali e successivamente affinato sott’acqua. Per Heydi Bonanini si tratta anche di un’occasione di riscatto per il territorio: «È un primato che ci riempie d’orgoglio. Grazie a questa sperimentazione, possiamo valorizzare l’uva Bosco e l’eredità della viticoltura eroica delle Cinque Terre, coniugando innovazione e memoria». Sulla stessa linea Emanuele Kottakhs, fondatore di Jamin UnderWaterWines, che sottolinea la portata internazionale dell’iniziativa: “Questo progetto non è solo una nuova frontiera dell’enologia, ma anche un modo concreto per promuovere la sostenibilità ambientale e il territorio che ci ospita. È il risultato di anni di ricerca e sviluppo tecnologico”. A dare prospettiva storica è Antonio Arrighi, già protagonista del progetto Nesos: “Dopo l’esperienza all’Elba, questo nuovo passo ci consente di comprendere ancora meglio come il mare possa cambiare il destino della vinificazione. Ogni immersione è un insegnamento, ogni analisi una scoperta”. Un esperimento, dunque, che guarda al futuro dell’enologia internazionale, mantenendo però salde le radici nella tradizione e nell’identità delle Cinque Terre.