Il basilico nella letteratura tra le novelle del Boccaccio

Viaggio tra leggende, amori segreti e rimedi medici che hanno reso il basilico una pianta immortale, ovvero: l’erba più sorprendente della storia

di Antonio Bovetti

Quando si parla di basilico viene subito in mente il pesto genovese, prelibato e immancabile compagno di pranzi e cene liguri. Molto prima di finire nei mortai liguri, questa pianta profumata è stata protagonista nei tempi passati, di storie d’amore, gelosia, omicidi e di stravaganze mediche, che neppure Boccaccio avrebbe potuto immaginare. Ma andiamo per ordine, fra le novelle più famose e lette del “Decameron” ( 1349-1351) di Giovanni Boccaccio ( 1313-1375), ” Lisabetta da Messina” è una di quelle più compassionevoli, delicate, ricche di sentimento.  Lisabetta, una giovane ragazza messinese, “assai bella e scostumata” (così scrive l’autore) è orfana di padre e vive insieme ai suoi tre fratelli, originari di San Gimignano, divenuti ricchi conducendo affari e commerci particolarmente redditizi. Lisabetta si innamora perdutamente di Lorenzo, un ragazzo tutto fare che lavora nella sua famiglia. I fratelli non sopportano questa relazione, perché, per la mentalità dell’epoca, è un amore decisamente fuori dai canoni. Infatti un servitore non può ambire a ragazze di famiglie abbienti, così i fratelli passano dai consigli alla soluzione più drastica: uccidere l’innamorato. E così fanno. Afflitta e disperata per la sparizione improvvisa dello spasimante, Lisabetta, in sogno rivide Lorenzo che le rivela l’atroce delitto e il luogo della sua sepoltura. Lei, di buon mattino, corre nelle boscaglie dove trova il corpo come le è stato annunciato nell’ amaro incubo e in un gesto al limite tra l’amore eterno e la follia, taglia la testa del giovane, l’avvolge in un drappo e la porta a casa.  Qui bacia ripetutamente quel che restava dell’innamorato, poi nasconde il cranio in un grande vaso, lo copre con uno strato di terra e, per non destare sospetti, vi pianta molte piantine di basilico salernitano. Ogni giorno fa visita al vaso e si sofferma ore e ore a piangere la perdita dell’amato Lorenzo. Le foglie di basilico annaffiate con sciroppi di rose e con i lacrimoni di Lisabetta crescono rigogliose, ma i fratelli, sempre più insospettiti dall’atteggiamento della sorella, scoprono il macabro segreto. Di tutta fretta prendono il vaso e l’oggetto di tanti dolori e per il timore di essere accusati dell’atroce omicidio scappano verso Napoli. Lisabetta, privata dell’ultimo ricordo dell’amato, addolorata dalle molte sofferenze muore.

Una storia che oggi definiremmo “recrudescenza botanica con crimine passionale”. Il basilico, però, non è solo tragedia. In molte leggende popolari è la “pianta dell’amore”: un vaso esposto al balcone da qualche giovane un po’ intraprendente vale come segnale inequivocabile al fidanzato di turno. Non c’erano né chat segrete né messaggi in codice, ma solo il profumo del basilico. Gli antichi Greci, invece, non erano così romantici. Per loro il basilico era simbolo di ostinazione e stupidaggine. Anzi, dicevano che per farlo crescere bene bisognasse seminarlo imprecando a gran voce contro il cielo. Insomma, una pianta che nasce tra urla e parolacce non prometteva certo serenità. Quali giudizi dai medici antichi su queste foglioline? Opinioni contrastanti. Dioscoride lo sconsigliava in cucina perché, a suo dire, poteva far perdere la testa. Plinio il Vecchio, al contrario, lo considerava un alleato per curare mille mali. Nel Medioevo entrò nelle farmacie naturali di tutta Europa e persino Santa Hildegarda di Bingen lo sperimentò contro i tumori. Tra le molte definizioni in voga nei tempi passati, vanno aggiunti differenti significati: sacro a Visnu per gli induisti, purificatore delle case nei Caraibi, stimato dai medici arabi e cinesi. E, per finire, ecco la perla horror. Il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort racconta di un signore di Siena che, innamorato del basilico, ne sniffava la polvere a più non posso. Risultato: impazzì e morì. Al momento dell’autopsia, i chirurghi  –  dichiara la leggenda  –  gli trovarono un nido di scorpioni nel cervello. Altro che film dell’orrore, qui siamo davanti a una commedia naturale. Insomma, il basilico non è solo l’ingrediente da cucina: è una pianta che profuma d’amore, sa di tragedia e porta con sé storie capaci di mescolare cucina, letteratura e superstizione. Altro che “semplici foglioline verdi”!

Isabella Messina, protagonista di una novella di Boccaccio.

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