Assorimap scrive al ministro Pichetto Fratin: servono misure urgenti e un tavolo permanente per salvare il settore
di Antonio Bovetti
«L’industria privata del riciclo, a seguito di una serie di congiunture negative, non è più in condizione di proseguire le attività». È la denuncia che Assorimap, l’associazione nazionale dei riciclatori e rigeneratori di materie plastiche aderente a Confimi-Industria, ha portato all’attenzione del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin con una lettera ufficiale. La filiera, che conta oltre 350 imprese, più di 10mila addetti e una capacità installata di 1,8 milioni di tonnellate annue rischia il collasso. Le ragioni sono molte e denunciate da tempo: prima la crisi pandemica, poi l’impennata dei costi energetici e, più di recente, la concorrenza dei polimeri vergini low cost provenienti dall’Asia. Una combinazione che mette in ginocchio un comparto considerato strategico per l’economia circolare italiana.«Mentre l’Italia ha rallentato per le ferie estive, gli impianti di riciclo meccanico restano operativi per garantire la trasformazione dei rifiuti plastici in nuove risorse: il settore strategico per l’economia circolare del Paese non può permettersi di fermarsi tra sfide energetiche e normative, un impegno che necessita di un contributo dal Governo». Walter Regis, presidente di Assorimap – Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche aderente a Confimi Industria lancia l’appello alle istituzioni per un riconoscimento concreto del contributo delle Pmi del riciclo.Le aziende italiane, leader in Europa per capacità di trattamento e innovazione tecnologica, continuano a lavorare senza sosta anche nei mesi estivi, garantendo che imballaggi, film e altri manufatti plastici trovino una seconda vita invece di finire in discarica. «L’estate è un momento critico ̶ spiega Walter Regis, presidente di Assorimap –. Da un lato, la produzione di rifiuti plastici aumenta per via del turismo e del consumo “on the go”; dall’altro, si sottovaluta l’impegno delle nostre imprese, che invece lavorano a pieno ritmo per garantire la circolarità». Oltre 350 imprese attive, più di 240 i produttori di materie prime seconde, 86 gli impianti specializzati in plastica post-consumo, per una capacità installata di riciclo pari a 1 milione 800mila tonnellate: «Il comparto delle Mmi del riciclo da anni sopravvive tra costi dell’energia triplicati e prezzi sempre più bassi delle materie vergini, non possiamo fermarci». Chiarisce Regis.
L’Italia, leader in Europa per capacità di trattamento e innovazione tecnologica, può contare su oltre 240 produttori di materie prime seconde e 86 impianti specializzati in plastica post-consumo. Le imprese associate ad Assorimap trattano circa il 90% degli imballaggi raccolti a livello nazionale, producendo materiali di qualità tale da garantire una leadership mondiale. Il comparto delle Pmi del riciclo da anni sopravvive tra costi energetici triplicati e prezzi delle materie vergini sempre più bassi. E intanto incombono le scadenze europee: entro il 2030 l’Italia dovrà riciclare il 55% degli imballaggi plastici e garantire che tutti siano riciclabili. Stretta tra le importazioni low cost di Asia e Nord Africa che invadono il mercato, la filiera del packaging e della manifattura non si ferma, e richiede materia prima riciclata in continuazione. Prima della pausa estiva, Assorimap aveva rilanciato l’appello al Governo: «Chiediamo alle istituzioni di riconoscere il nostro ruolo concreto nella transizione ecologica: servono politiche che sostengano gli investimenti e semplifichino le procedure». Conclude Regis.
Sitografia
https://www.mase.gov.it/portale/il-ministro-1
https://www.assorimap.it/associazione/governance