Genova è una città verticale da guardare con il naso all’insù, che nasconde sotto intonaci sbiaditi e facciate scrostate tesori d’arte secolari, pronti a riaffiorare per chi sa riconoscerli
di Maria Antonietta Porfirione Todaro
C’è una Genova fatta di pietra e di luce, di vicoli stretti e case che si arrampicano verso il cielo, dove il passato non è mai davvero passato. Una città verticale, da guardare con il naso all’insù, che nasconde sotto intonaci sbiaditi e facciate scrostate tesori d’arte secolari, pronti a riaffiorare per chi sa riconoscerli. È proprio tra questi carruggi che, negli anni settanta, ho avuto l’intuito e la fortuna di poter acquistare una casa che avrebbe saputo nel tempo regalarmi emozioni e sorprese per tutta la vita.
Con i miei primi stipendi da insegnante nei licei di Genova e grazie alle traduzioni di libri in francese, riuscii a comprare un appartamento nel cuore della città medievale, all’ultimo piano di un palazzo rinascimentale tutelato dalle Belle Arti. Una casa con una terrazza laterale affacciata sui tetti antichi e una molto più grande soprastante, dove poter vivere a contatto con la memoria del glorioso passato, come la Torre degli Embriaci, che svetta sui tetti di ardesia e sulle terrazze con il profumo salmastro del porto vicino. Il palazzo, un tempo sede dell’Arcivescovado, sorgeva accanto alla chiesa romanica dei Santi Cosma e Damiano, una delle tante gemme nascoste che punteggiano il centro storico. Come molte altre costruzioni della zona, aveva subìto il peso dell’incuria e di decenni di oblio, in cui il fascino antico sembrava destinato a svanire per sempre. Ma è stato proprio di recente, nel momento in cui si è reso necessario rifare la facciata lato mare dell’edificio, che il passato ha voluto tornare a farsi ammirare. Sotto strati di intonaco consunto e colori ormai sbiaditi, sono apparsi elementi decorativi con motivi e disegni rinascimentali, tra colonne, lesene e anche vasi fioriti dai colori delicati, rimasti per troppo tempo celati agli occhi della città. Di fronte a quella scoperta, il condominio ha scelto di accettare la sfida di un restauro prezioso e complesso. A occuparsene, con straordinaria perizia, sono state tre giovani decoratrici specializzate a Firenze, che per oltre due anni hanno lavorato meticolosamente per riportare alla luce ciò che il tempo aveva cercato di cancellare. La ricompensa è arrivata alla fine del lungo cantiere: un capolavoro di trompe-l’œil – la celebre tecnica pittorica che simula rilievi architettonici e ornamentali attraverso il gioco prospettico – di rara bellezza, degno dei migliori palazzi patrizi di Genova, è riemerso in tutto il suo splendore. Genova, infatti, vanta una tradizione secolare nell’arte del trompe-l’œil, che già dall’antichità emerge e si afferma nel tempo a partire dal quattrocento fino al trionfo del barocco seicentesco, quando la città mercantile e marinara viveva la sua età dell’oro, e le famiglie nobili gareggiavano per arricchire le proprie dimore con disegni e dipinti di strutture inesistenti anche per il poco spazio a disposizione. Con le loro facciate affrescate e decorazioni illusionistiche, anonimi muri bidimensionali si trasformano di colpo in spazi che si arricchiscono di una terza dimensione con effetti sontuosi e strabilianti, capaci di trasformare architetture dipinte in spazi animati dal colore, creando colonne e decori di grande bellezza. Oggi, questo straordinario patrimonio sta conoscendo una nuova stagione di rinascita. Dopo anni di degrado, il centro storico di Genova ha iniziato un lento e prezioso recupero, complice il rinnovato interesse turistico e culturale acceso dai grandi eventi internazionali: dal G8 del 2001 a Genova Capitale Europea della Cultura nel 2004, fino alla recente valorizzazione dei Rolli, palazzi nobiliari diventati Patrimonio UNESCO, che hanno restituito visibilità e dignità a una parte della città troppo a lungo trascurata. Ed è proprio il trompe-l’œil, con la sua eleganza e il suo effetto scenografico ad essere diventato il simbolo di questa rinascita. Le decorazioni dipinte non solo stanno tornando a ornare le facciate di Genova, ma arricchiscono, da secoli, anche le case e i borghi della Riviera Ligure, tra dimore storiche e case di pescatori, anche nei piccoli centri arroccati sul mare, con una particolare rilevanza nella cittadina di Santa Margherita Ligure che nel tempo ha conservato le facciate dipinte con l’aggiunta di figure umane di rara bellezza che ha incantato tutti gli amici che arrivavano dall’estero. Un patrimonio che turisti e amanti del bello riscoprono passeggiando nei vicoli o lungo le crêuze, con lo sguardo rivolto all’insù, alla ricerca di affreschi, motivi floreali, antichi stemmi e giochi prospettici che raccontano storie di mercanti, armatori e nobili famiglie. Questa esperienza personale è diventata per me il simbolo di una Genova che non smette mai di sorprendere. Una città che custodisce sotto strati di storia e di polvere meraviglie dimenticate, pronte a riaffiorare quando qualcuno ha il coraggio, la curiosità e la passione per riportarle alla luce. Genova è così: una città discreta, che chiede tempo e dedizione, ma che sa ricompensare chi la osserva con occhi attenti e sa coglierne la bellezza nascosta dietro ogni portone antico, ogni carruggio, ogni facciata dipinta. Genova la “Superba” da vivere, passo dopo passo e sguardo dopo sguardo sulle sue ritrovate bellezze che sanno “ingannare i nostri occhi”. Con la consapevolezza che la meraviglia, dono della bellezza, può rendere più felice la nostra vita.
Nelle foto: alcuni esempi di facciate a trompe-l’œil e sotto la cupola della chiesa romanica dei Santi Cosma e Damiano con vista sul Porto.