Sanremo e il Cinema un rapporto consolidato negli anni ma a quando una pellicola su Luigi Tenco ?

di Antonella Pratali

Avete presente la scena del film Il buono, il brutto e il cattivo in cui i tre pistoleri, interpretati da
Clint Eastwood, Lee Van Cleef e Tuco Ramirez si affrontano in un lungo gioco di sguardi, prima del
duello finale? Ora provate a immaginarla senza la musica di Morricone: riuscirebbe a esprimere la
stessa drammaticità, a trasmettere uguale tensione?
Musica e cinema sono legati fin dai tempi del cinema muto, quando ad accompagnare le pellicole
in sala c’era almeno un pianoforte, se non una piccola orchestra.
Sì, ma che c’entra Sanremo? Per scoprirlo dobbiamo fare un passetto indietro.
Il Festival di Sanremo nasce 1951, diretto da Nunzio Filogamo. La TV ancora non c’è, è la radio a
trasmettere l’evento dal Casinò. I cantanti in gara sono solo tre, le canzoni selezionate una
ventina. I quotidiani dell’epoca riservano poco spazio all’evento, i critici rimangono freddi e gli
spettatori in sala continuano a chiacchierare ai tavoli, ma il pubblico radiofonico dimostra un certo
entusiasmo.
Nel 1954 il Festival viene trasmesso dalla RAI, in differita. Poco tempo dopo, in diretta eurovisiva.
Il Festival diventa un fenomeno di costume. Il cinema italiano, che sapeva esserne specchio, abile a
intercettare, interpretare e celebrare i fenomeni nazional-popolari, incomincia a interessarsi alla
manifestazione canora.
Nascono i musicarelli, in cui gli attori principali sono i cantanti che, sostanzialmente, interpretano
sé stessi e le loro canzoni di successo. Era questo un cinema minore, che dispensava leggerezza e
congedava lo spettatore col sorriso del lieto fine.
Nel ’56 Domenico Paolella dirige San Remo canta (sic), mettendo in scena esibizioni pubbliche ed
episodi dietro le quinte.
L’anno dopo ci riprova con Destinazione Sanremo, in cui una comitiva diretta verso la Riviera ligure
in treno viene bloccata da una valanga ed è costretta ad assistere al Festival in TV da un paesino di
montagna.
Nel ’60 Piero Vivarelli realizza Sanremo-La grande sfida, una serie di sketch comici intervallati alle
esibizioni in gara.
Negli anni Sessanta Sanremo lancia canzoni memorabili, alcune delle quali vengono inserite in film
d’autore, come Quando, quando, quando che va a far parte della colonna sonora del film Il
Sorpasso, di Dino Risi; o Io che non vivo, di Pino Donaggio, che viene scelta da Luchino Visconti per
il suo Vaghe stelle dell’Orsa.
Gli anni Settanta non sono proficui per il Festival, che entra in una lunga crisi e quindi, non
essendo più fenomeno di costume, diventa poco interessante anche per il cinema.
Rifiorisce con la spensieratezza e la leggerezza degli anni Ottanta, quando invece è il cinema a non
vivere una stagione brillante.
Ci prova Renzo Arbore nell’83 con il film un po’ folle FF.SS…cioè che m’hai portato a fare sopra
Posillipo se non mi vuoi più bene?, in cui Roberto Benigni interpreta la canzone Il pillolo su un
fittizio palco di Sanremo.
Non poteva mancare una versione hard, nel 2000 Silvio Bandinelli e Monica Timperi girano il film
porno Festival!
E poi non mancano le opere biografiche, tra cui quella di Lisa Azuelos del 2017 dedicata a Dalida e
a Tenco, in cui si dà ampio spazio alle loro esibizioni sul palco.
A proposito, quando vedremo realizzato un film su Tenco e la sua tragica fine (si suicidò al termine
della penultima serata, il 27 gennaio 1967), passata quasi sotto silenzio?

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