di Antonio Bovetti
Il miele, da sempre considerato uno degli alimenti più genuini e naturali, rischia di essere messo in crisi da una concorrenza sempre più agguerrita. Il 2024 ha visto l’arrivo di circa 25 milioni di chili di miele dall’estero, un aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Il prodotto importato arriva in Italia a prezzi bassi, spesso con l’intento di penalizzare i produttori italiani e di spingere al ribasso il prezzo di quello nazionale.
La Guardia di Finanza di Vicenza ha sequestrato oltre 22 mila chili di miele adulterato e contraffatto, proveniente da paesi come Romania, Ungheria, Turchia, Cina e Vietnam. Questo miele, spesso venduto a prezzi stracciati, è talvolta composto da miscele di zuccheri provenienti da diverse nazioni e può contenere livelli di amido altissimi. Recentemente, durante l’operazione, è stato scoperto che il miele sequestrato era composto per oltre il 90% da amido.
Nonostante la Direttiva Breakfast dell’UE imponga l’etichettatura chiara del Paese di origine del miele, garantendo la tracciabilità del prodotto, gli apicoltori italiani temono che una concorrenza sleale possa danneggiare ulteriormente il settore. Gianluca Boeri, Presidente di Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale, spiegano: «La nostra produzione ha un costo che varia dai 6 ai 10 euro al chilo, mentre mieli provenienti da Asia e America si trovano a prezzi che vanno da 1 a 2 euro al chilo. Non è solo una questione di manodopera: spesso si tratta di miele adulterato». A complicare ulteriormente la situazione, si aggiungono le difficoltà legate ai cambiamenti e alle anomalie climatiche che le api, vere e proprie sentinelle dell’ambiente, stanno pagando a caro prezzo. Le piogge anomale e le temperature troppo basse durante il periodo di fioritura hanno causato, ad esempio, la perdita totale della produzione di miele d’acacia nel 2024. Le ripercussioni sul settore sono pesanti: le irregolarità nel comportamento delle api e la conseguente carenza di produzione minacciano un comparto che, grazie alla tipicità del territorio ligure, è conosciuto e apprezzato per la qualità dei suoi mieli, che variano dal millefiori a quello di castagno, di erica e di tiglio. «La produzione dell’entroterra si distingue per la sua biodiversità: per difendere e salvaguardare il lavoro dei nostri apicoltori è fondamentale che il consumatore sia ben consapevole degli strumenti che ha a disposizione per verificare la provenienza e la qualità di ciò che acquista – aggiungono Boeri e Rivarossa – Per evitare di consumare miele di bassa qualità proveniente dall’estero e per supportare i circa 75.000 apicoltori italiani, di cui 2.500 liguri, è fondamentale prestare attenzione all’origine riportata sull’etichetta o, se possibile, rivolgersi direttamente ai produttori locali, come nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica».