di Marco Delpino
Non ci è mai piaciuta la frase “si stava meglio quando si stava peggio”, perché in tutte le epoche c’è sempre stato qualcuno che diceva una cosa simile, riferendosi al passato. La frase, tuttavia, torna oggi di grande attualità e viene ripetuta anche (purtroppo) da persone giovani.
È fuor di dubbio che, quando si stava peggio, il postino suonava quasi sempre due volte (al giorno). Oggi, e non perché si scrive meno, a malapena, due volte alla settimana… Quando si stava peggio, il netturbino il “porta a porta” lo faceva già. Addirittura sul ballatoio, tutti i santi giorni, per svuotarti il secchio. Oggi, con le “riforme” in atto, bisogna tenersi la spazzatura in casa (avanzi di pesce e pannoloni del nonno compresi) per due o tre giorni. Quando si stava peggio, i treni locali (non sempre in orario pure allora, a onor del vero) fermavano “in tutte le stazioni”. Oggi si guarda alla supervelocità del treno e si lasciano i “pendolari” nella “selva oscura” del trasporto locale, che sopprime i costosi autobus e non ripristina, ad esempio, a costo quasi zero, le piccole stazioncine che tornerebbero utili ai Cittadini e ai turisti in ogni stagione. Quando si stava peggio, i barboni (oggi chiamati “clochard”) erano piuttosto rari. Oggi li troviamo in ogni dove. E la gente, tra indifferenza e razzismo, blatera sul nulla, dimenticando (soprattutto i politici) che basterebbe poco per ridare dignità alle persone (e di conseguenza anche alle nostre contrade). Basterebbe sostenere economicamente (magari rinunciando a qualche “spesa inutile”) quelle iniziative (a cominciare dalla “Caritas”) che portano avanti, tra mille difficoltà, l’assistenza ai bisognosi. Dopo potremo pretendere una “tollerenza zero” su chi “bivacca” nei centri storici e sulle pubbliche panchine. Quando si stava peggio, le banche, anziché “rapinarti” ti davano gli interessi sul capitale che versavi, e non accadeva di vederti sottrarre parte del capitale come accade adesso. E la colpa? La colpa non è mai di nessuno, ma dei cosiddetti “fondi tossici”, come “tossica” è l’aria in certe parti del nostro Bel Paese. Quando si stava peggio, anche allora era vietato “disturbare il manovratore”. Ma si trattava dell’autista dell’autobus che ti portava, più o meno puntualmente, alla meta. E non dei politici di turno…