Secondo l’Istat, nel 2023 la dispersione idrica nel nostro Paese ha raggiunto, con 3,4 miliardi di metri cubi l’anno, il 42 per cento dell’acqua immessa nel sistema. Il 60% della rete idrica (il 70% nei centri urbani) è stato messo in posa più di 30 anni fa, e il 25% (40% nei centri urbani) supera i 50 anni di età. Sotto accusa l’assenza di una manutenzione programmata che diventa più evidente nel centro-sud. Mentre nelle Regioni del nord-est e del nord-ovest viene disperso (e quindi sprecato) rispettivamente il 38,9% e il 32,2% dell’acqua immessa nella rete idrica, nel resto d’Italia la situazione è decisamente più drammatica: 49,4% al centro e 51,3% nel sud e nelle isole. Nel 2022, in Abruzzo c’era una dispersione idrica del 55,6%, in Basilicata del 45,1%, in Lazio del 53,1% e in Sardegna del 51,2%, contro il 22,1% della Valle d’Aosta, il 29,8% della Lombardia e il 31,2% in Emilia-Romagna. Se gli investimenti nel sistema idrico sono decisamente aumentati negli ultimi dieci anni, toccando anche i 49 euro per abitante ogni anno, si scende a 35 per abitante/anno nel Mezzogiorno: bisognerebbe salire fino ad almeno 80 euro per rimanere in linea con gli standard europei.
Cosa fare, dunque, per fronteggiare in qualche modo l’emergenza idrica? Un suggerimento ce lo dà una favoletta che racconta di un incendio scoppiato in un bosco e di tutti gli animali che si danno da fare per spegnerlo. Il colibrì, piccolo uccellino, porta una sola goccia d’acqua nel suo minuscolo becco. Quando un altro animale gli chiede cosa pensa di fare con quella goccia, il colibrì gli risponde: “Faccio la mia parte”.