Il terzo anniversario della guerra tra Russia e Ucraina ci insegna qualcosa per il futuro?
di Marco Delpino
La ricorrenza del terzo anniversario della guerra tra Russia e Ucraina riporta le lancette dell’orologio a quel 24 febbraio 2022, se non, addirittura, a quel 25 aprile di ottant’anni fa, quando, cessata la seconda tragica guerra mondiale, i nostri padri sognavano un mondo nuovo lanciando uno slogan, ricordato anche in un celebre film del 1953 (diretto da Luigi Comencini e interpretato da Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica), sintetizzato dalla frase “Pane, amore e fantasia”.
Soldi, allora, ce n’erano pochi, ma c’era tanta voglia d’amore e, soprattutto, tantissima “fantasia”. Quest’ultima fece sognare gli Italiani e consentì al nostro Paese di diventare, nel volgersi di pochi anni, una delle 5 o 6 potenze economiche mondiali.
Oggi, che soldi ce ne sono sempre meno, si continua a parlare (da tre anni…) di guerra, dopo aver messo il silenziatore a chi, per 36 mesi, ha “osato” pronunciare la parola “pace”.
Ascoltare tanti politici (inginocchiati di fronte ai Potenti del mondo) e anche molti giornalisti (guerrafondai e prezzolati dal Potere economico) che parlavano di “guerra” come fosse un… simpatico “gioco di società” o come se si trattasse di un “derby” calcistico da bar, francamente appariva a dir poco stucchevole. Per non parlare poi del “nucleare”, usato come il companatico da mettere nel… pane quotidiano.
Perché, prima di quel 24 febbraio 2022, si è preferito non avviare quel “tavolo di trattative” di cui si parla oggi? Quanti morti (quanti civili, quanti bambini, quante donne…) sarebbero stati risparmiati! Quanti lutti avremmo evitato… Quanta distruzione avremmo impedito… E oggi non saremmo ad arrovellarci il fegato con la povertà che bussa alle porte, con l’inflazione che galoppa, con i prezzi che salgono alle stelle per quell’energia che abbiamo volutamente dimenticato di non trasformare in “rinnovabile”…
Eppure, tre anni fa, il “modello” di autonomia era bell’e pronto, un “modello” tutto italiano: quello dell’Alto Adige (non dimentichiamo gli attentati, negli anni Cinquanta e Sessanta, le uccisioni dei carabinieri e le bombe lanciate contro le caserme…), quando, grazie alla lungimiranza di una classe politica pacifista, si evitò (in piccolo) quello che si riuscì a evitare.
Gli Stati Uniti a esportare armi a iosa sono campioni mondiali, ma a seguire la politica dell’armamento a oltranza non si va da nessuna parte: guerra chiama guerra, sangue chiama sangue. E la Storia (Vietnam e Afganistan in primis) non insegna mai nulla… Se gli Stati Uniti, in vent’anni di occupazione dell’Afganistan, avessero realizzato scuole, ospedali, palestre, servizi sociali e quant’altro, non sarebbero stati costretti a far (miseramente) fagotto nel 2021… E se gli Stati Uniti (e l’Europa) avessero investito in Ucraina (dal 2014 a ieri) in scuola, sanità, servizi, ricchezza e quant’altro, col cavolo le popolazioni del Donbass avrebbero chiesto l’autonomia… (provare per credere… provate a indire un referendum in Alto Adige per chiedere se preferiscono restare in Italia o passare all’Austria? Il 98% degli altoatesini risponderebbe di voler rimanere legati all’Italia… E chiamateli fessi…). E pensare che, tre anni fa, persino le parole del Papa furono censurate o strumentalizzate! Possibile che i Potenti del mondo non si siano accorti che i dittatori non sono Babbi Natale?
Facciamo in modo che quel “pane, amore e fantasia” che abbiamo sognato e di cui, in buona parte, beneficiato, non si trasformi in… “fame, guerra e carestia”.