Dazi USA, mercati in caduta

Milano crolla del 7% – la Cina risponde a Trump con tariffe del 34%

 

di Antonio Bovetti

Giornata nera per le Borse mondiali, travolte dall’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Piazza Affari è stata la peggiore tra le principali piazze europee, chiudendo con un pesante -7%. Il clima di forte incertezza è alimentato dalla decisione di Pechino di imporre nuovi dazi del 34% su una serie di prodotti importati dagli Stati Uniti, in risposta alle manovre annunciate dal presidente Donald Trump.

Il presidente statunitense, la sera del 2 aprile (ore 22 italiane), ha comunicato l’intenzione di applicare nuovi dazi del 20% sui beni provenienti dall’Unione Europea. Secondo le stime di Bruxelles, queste misure colpiranno circa il 70% dell’export europeo, generando per le casse americane un gettito stimato in 81 miliardi di euro.

Export italiano nel mirino dei dazi USA: i settori più colpiti dal vino ai formaggi e latte

Tra i paesi più esposti c’è l’Italia. Gli Stati Uniti rappresentano il terzo partner commerciale per l’export tricolore, dopo Germania (12%) e Francia (10%). Nel 2024, le esportazioni italiane verso gli USA hanno raggiunto i 73 miliardi di euro, un valore cresciuto costantemente dal 2013, secondo i dati elaborati da lavoce.info. A rischiare di più sono i settori tradizionalmente orientati all’export e che vedono negli USA uno dei principali mercati di sbocco: dal vino all’olio extravergine d’oliva, passando per l’industria delle conserve di pomodoro e i formaggi Dop come il parmigiano reggiano e il prosciutto di Parma, prodotti non delocalizzabili e simbolo del made in Italy. Le nuove tariffe doganali annunciate da Trump colpiscono duramente anche il comparto lattiero-caseario italiano. Dopo i dazi imposti nel 2019, ora anche il pecorino, finora escluso, sarà gravato da un’imposta del 20%. Rialzi significativi sono previsti anche per mozzarella, burrata, ricotta e mascarpone (dal 10 al 30%), provolone (dal 15 al 35%) e gorgonzola (dal 20 al 40%). Secondo Assolatte, l’Italia è il primo esportatore mondiale di formaggi verso gli Stati Uniti, con 40.867 tonnellate all’anno, quasi il doppio rispetto alla Francia. Il valore dell’export lattiero-caseario italiano oltre Atlantico ammonta a 486 milioni di euro, rendendo gli USA la prima destinazione extra-europea per il settore. Le nuove tariffe rischiano di avere un impatto economico notevole, considerando che nel 2019, al momento dell’introduzione dei primi dazi, i prezzi erano molto più bassi. L’ipotesi di diversificare i mercati appare difficile: gli USA restano il terzo mercato di sbocco per i formaggi italiani dopo Francia e Germania. Assolatte, si legge nel suo comunicato “Non è pensabile sostituirli”, l’ente chiede l’apertura di un negoziato costruttivo e privo di toni polemici: “Quel mercato è fondamentale per le nostre imprese.”

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