Guerre commerciali ma anche opportunità: L’Europa dovrebbe attivare una vera politica di mercato interno. Investire di più per poter consumare di più. Scelte simili, negli ultimi anni, hanno permesso agli Stati Uniti di crescere quanto e più della Cina
di Antonio Bovetti
Oggi, con i mercati caratterizzati da forti sbalzi, l’incertezza prevale su tutto. Con parole più misurate e rassicuranti, il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha dichiarato: «Anche per gli annunci contraddittori sulla politica commerciale degli Stati Uniti, la cautela è d’obbligo». Un’affermazione che giustifica la prudenza della BCE nel rallentare il previsto taglio dei tassi di interesse.
Anche perché il segnale è preoccupante: a febbraio l’inflazione ha rialzato la testa. Un fattore cruciale per consumatori e imprese. È tornato in auge un termine che sembrava scomparso dal dibattito politico: stagflazione. In parole semplici, si registra un aumento dei prezzi in un contesto di economia stagnante.
Diciamolo chiaramente: quando il mondo politico, invece di discutere del taglio delle tasse, si trova a fronteggiare un’ondata di dazi e nuove imposte, è inevitabile che l’inflazione diventi il primo effetto visibile. E l’inflazione, è la tassa più ingiusta, perché colpisce subito i salari e gli stipendi, alti o bassi che siano, con un impatto particolarmente pesante su chi guadagna meno. A marzo, con un’inflazione al +2%, i prezzi di alimentari, beni e servizi sono aumentati rispettivamente del 2,6% e del 2,7%.
Ci sono molti meccanismi quasi bloccati
L’introduzione di nuove tasse significa aggiungere granelli di sabbia in un meccanismo economico già sotto pressione, chiamato a fronteggiare tensioni geopolitiche come l’invasione russa dell’Ucraina e le crisi in Medio Oriente. A conferma di ciò, negli Stati Uniti la fiducia dei consumatori è scesa ai minimi del 2023, mentre le aspettative di inflazione sono salite oltre il 5%, rispetto al 4% di fine 2024. Investire, attivare nuovi progetti e pianificare l’economia di un’azienda in uno scenario così incerto non è facile. Utile sarebbe, se il governo italiano trovasse nuovi mercati di sbocco per i prodotti nazionali, attualmente messi in difficolta dai tassi del governo Trump. Tuttavia, è evidente che, comunque vada a finire, siamo davanti a un cambiamento di modello di sviluppo economico, in cui gli Stati Uniti stanno assumendo un ruolo sempre più centrale e definito. L’Europa, però, potrebbe cogliere un’opportunità proprio dagli USA: iniziare ad attrarre quei capitali in uscita dal mercato americano, soprattutto dopo l’introduzione dei nuovi dazi. In parallelo, l’Europa dovrebbe potenziare l’export come motore di crescita e rendere più competitivo un mercato interno ancora troppo frammentato. Ma soprattutto – ed è forse questa la vera chiave di svolta – sarebbe il momento di investire per stimolare i consumi interni.
Nella foto: il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta.