Il Papa: “Non abituiamoci alla guerra” – Il Presidente: “La pace nasce dalla giustizia”
In occasione della Pasqua 2025, Papa Francesco e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella hanno inviato messaggi carichi di significato, accomunati da un forte appello alla pace, alla coesione sociale e alla solidarietà, in un momento storico segnato da conflitti, disuguaglianze e tensioni internazionali.
Nel tradizionale messaggio “Urbi et Orbi”, pronunciato dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha richiamato con forza l’attenzione del mondo sulla sofferenza causata dai conflitti armati. “Non abituiamoci alla guerra”, ha detto con tono accorato, riferendosi in particolare alle crisi in Medio Oriente, in Ucraina, in Africa e in altre zone del pianeta dimenticate dai riflettori mediatici.
Il Pontefice ha esortato i leader internazionali ad abbandonare la logica della forza per abbracciare quella del dialogo e della riconciliazione. Ha inoltre invitato i fedeli e le istituzioni a non rimanere indifferenti di fronte alla povertà crescente, alle migrazioni forzate e al degrado ambientale. In un messaggio rivolto agli Italiani, il Presidente Mattarella ha posto al centro della sua riflessione pasquale il legame tra pace, giustizia e diritti umani. “Non può esserci pace duratura dove mancano libertà, dignità e solidarietà”, ha affermato, sottolineando l’importanza del rispetto reciproco e del contrasto a ogni forma di odio o discriminazione. Mattarella ha anche ricordato il ruolo dell’Italia come promotrice del dialogo in sede internazionale, richiamando la responsabilità condivisa nell’affrontare le sfide globali, dai conflitti armati alle emergenze umanitarie. I due messaggi, pur diversi per contesto e tono, convergono su un punto essenziale: l’urgenza di riscoprire la fratellanza come fondamento della convivenza civile. In un’epoca segnata da divisioni, egoismi e polarizzazioni, Papa Francesco e Sergio Mattarella indicano con chiarezza la via della speranza: costruire ponti, non muri. Pasqua, per entrambi, non è solo una celebrazione religiosa, ma un’occasione per riflettere sul senso del bene comune e sull’impegno quotidiano per un futuro più giusto e umano.