La presentazione della mostra su Giovannino Guareschi, “uomo libero”

Mostra a Palazzo Fascie Rossi a Sestri Levante

 

Servizio di Antonio Bovetti

Sestri Levante rende omaggio a Giovannino Guareschi con una mostra a lui dedicata, intitolata “Giovannino Guareschi: un uomo libero”, inaugurata giovedì 24 aprile alle ore 18 presso la Sala Bo di Palazzo Fascie Rossi. L’esposizione, organizzata da Umberto Armanino, presidente della sezione ANPC Tigullio, Sestri Levante e di Cento Croci, è organizzata in collaborazione con il Comune.

Ad aprire ufficialmente l’iniziativa è stato Marco Delpino, giornalista ed editore della casa editrice Tigulliana, che in questa occasione ha presentato il suo volume “Non calpestate i miei sogni” dove l’autore descrive tanti momenti della vita travagliata di Guareschi. L’opera edita dalla stessa Tigulliana è in vendita a 12 euro (spese di spedizione incluse).

La mostra, attraverso immagini, testi e testimonianze, racconta la forza morale e la straordinaria attualità di Guareschi, autore noto al grande pubblico per il celebre Don Camillo Peppone, ma ancora troppo poco ricordato per il suo coraggio civile. Tra gli ospiti intervenuti, anche l’assessora alla Cultura Maura Caleffi e Marco Bo, del Circolo ACLI e del CTA, che hanno sottolineato il valore culturale e civile dell’opera di Guareschi. Una figura chiave del Novecento italiano, capace di attraversare con ironia e coraggio le stagioni più complesse della storia nazionale.  Bo ha ricordato come Giovannino, durante l’infanzia, abbia vissuto per alcuni anni nella canonica della chiesa dell’antico borgo di Trigoso, ospite del parroco don Chiappe e della nipote Elena Castagnola (detta Lenìn in dialetto).  Guareschi è tra gli autori italiani più letti al mondo, con oltre 20 milioni di copie vendute, ed è l’autore italiano più tradotto in assoluto. Nel corso degli anni la comunità di Trigoso gli ha dedicato varie manifestazioni, alle quali hanno partecipato anche i figli Carlotta (scomparsa nel 2015) e Alberto.  «Per ricordare quando Giovannino, da bambino, correva tra i carruggi del borgo, è stata commissionata allo scultore Leonardo Lustig, artista ben noto a Sestri Levante per numerose opere realizzate in città, una statua in bronzo. Lustig ha concepito la scultura in modo dinamico: un fanciullo che corre dietro al cerchio, spinto da un bastone per farlo girare sempre più veloce». Spiega Marco Bo.  “Non muoio neanche se mi ammazzano”, scrisse Guareschi nel 1944 durante la prigionia nei lager nazisti. Una frase diventata simbolo di resistenza morale e di libertà interiore, che riassume lo spirito di uno scrittore capace di non piegarsi né al regime fascista né, successivamente, alla convenienza politica   ̶   spiega Delpino . ̶ Durante la prigionia, a Guareschi sarebbe bastato firmare un giuramento di adesione alla Repubblica Sociale Italiana e al nuovo esercito fascista sotto comando tedesco per ottenere la libertà. Ma per uno spirito libero come lui, quella non era vera libertà. Scelse invece di restare fedele a sé stesso e ai propri ideali, unendosi ai circa 600.000 militari italiani (alcune fonti parlano di circa 710.000) che dissero “no” al collaborazionismo, dando vita alla cosiddetta Resistenza bianca». Anche dieci anni dopo, nel pieno della sua carriera giornalistica, Guareschi si rifiutò di presentare ricorso contro una condanna per diffamazione, preferendo scontare la pena piuttosto che rinnegare i propri principi. Fu arrestato e trascorse un anno in carcere, seguito da altri nove mesi di detenzione per una precedente querela.  La mostra è un invito a riscoprire il valore della coerenza, del coraggio civile e della libertà interiore, incarnati da una delle figure più autentiche del nostro Novecento.

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