Dazi USA – conto salato per l’Italia: 15 miliardi l’anno

Il peso dei nuovi dazi americani vale quanto una maxi-opera pubblica, pari alla costruzione, ogni anno, di un Ponte sullo Stretto di Messina…

 

di Antonio Bovetti

L’allarme arriva dalla Cgia di Mestre: i nuovi dazi annunciati dagli Stati Uniti potrebbero costare all’Italia fino a 15 miliardi di euro l’anno. Un impatto economico che, sottolinea l’associazione degli Artigiani e delle Piccole Imprese, è paragonabile al costo complessivo stimato per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, una delle grandi opere pubbliche progettate nel nostro Paese. La stima tiene conto non solo delle mancate esportazioni dirette, ma anche degli effetti indiretti e congiunturali: dalla riduzione dei profitti aziendali alle ricadute occupazionali, fino alla necessità di nuovi interventi pubblici di sostegno al reddito. Facciamo il calcolo del costo che si è creato tra impatto diretto dell’aumento dei dazi e l’effetto domino di quel che ne consegue.

Nel dettaglio: i dazi del 15% imposti sui beni importati dall’Unione europea – e quindi anche dai prodotti italiani – potrebbero causare una perdita tra i 14 e i 15 miliardi di euro l’anno. Le categorie colpite riguardano centinaia di voci doganali, dai microchip alla componentistica industriale, dai macchinari all’agroalimentare. La stima include anche le conseguenze della svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro, un fattore che, sebbene momentaneo, potrebbe amplificare ulteriormente gli effetti negativi sulle esportazioni italiane. L’entrata in vigore delle nuove tariffe è fissata per la mezzanotte del 7 agosto, con una settimana di ritardo rispetto alla scadenza iniziale fissata dall’amministrazione Trump. Il rinvio – ufficialmente per motivi tecnici legati all’organizzazione delle dogane – ha comunque lasciato uno spiraglio ai negoziati in corso tra Washington e Bruxelles. Giovedì 31 luglio, il presidente statunitense ha firmato l’ordine esecutivo che introduce dazi del 15% su beni provenienti da 90 Paesi, inclusi quelli dell’Unione europea. L’incontro tenutosi in Scozia tra Donald Trump e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha permesso di disinnescare temporaneamente l’ipotesi più estrema: un prelievo del 30% in assenza di un accordo commerciale. Quali sono i settori esclusi – per ora – e le varie incognite strategiche esistenti? Secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca, rimangono esclusi – almeno in questa fase – alcuni comparti chiave: acciaio, alluminio, farmaci e auto. Ma permangono molte incertezze sulle eventuali esenzioni per prodotti strategici e sul reale impatto che questi dazi avranno nel medio periodo, specie per un’economia come quella italiana fortemente orientata all’export. Andremo verso un’escalation di dazi sempre più gravosi o ci sarà una tregua duratura? Il confronto – si spera – resti aperto. Nei prossimi giorni, la diplomazia commerciale europea sarà chiamata a intensificare gli sforzi per scongiurare una nuova escalation protezionista che rischierebbe di danneggiare in modo strutturale le filiere produttive più avanzate del continente.

 

-

Lascia un commento

Chi Siamo

Benvenuti sul Giornale Nazionale di Informazione.

Direttore: Massimo Iaretti

Direttore Editoriale: Marco Delpino

Le scelte dell'Editore

@2025 | Italia Sarà – Giornale Nazionale di Informazione | Tutti i diritti riservati | Powered by Callidus Pro