Di fronte all’immane tragedia di sofferenza che il mondo sta vivendo, non si può restare indifferenti, non ci si può voltare dall’altra parte e fingere di non vedere. L’indifferenza, in questi casi, diventa “complicità”. Ma le parole, da sole, non bastano. Occorrono fatti concreti. E non ci si lava la coscienza con qualche “pacca sulla spalla”
di Marco Delpino
La premessa, indispensabile per iniziare questo articolo, è la seguente: chi scrive è sempre stato (e sempre sarà) un irriducibile difensore dei diritti degli ebrei contro le violenze, le carneficine e i genocidi commessi dai regimi totalitari del Ventesimo secolo (nazismo e fascismo) in un momento oscuro della Storia, in cui troppi hanno taciuto, troppi si sono voltati dall’altra parte, troppi (anche all’interno della Chiesa cattolica) hanno preferito “non sporcarsi le mani” per difendere civili inermi dall’odio razzista. Sull’argomento, ho scritto decine di articoli e persino un paio di libri, mi sono commosso fino alle lacrime studiando sui libri che parlavano di quelle tragedie, ho disperatamente pianto vedendo certe immagini di film e di documentari dedicati alla Shoa. E ricordo perfettamente come la pensavano, sul piano “razziale” verso gli ebrei, molti esponenti della destra italiana che oggi si strappano le vesti difendendo l’indifendibile politica omicida israeliana. Così come ricordo perfettamente l’odio verso gli ebrei altrettanto evocato da molti esponenti dell’estrema sinistra del nostro Paese.
Detto questo, oggi mi trovo, indignato e impotente, di fronte a massacri che vengono perpetrati in terra di Palestina, nella striscia di Gaza, nella Cisgiordania, a opera di dirigenti di quel popolo che è stato, molti anni fa, vittima sacrificale dell’orrore di immani sciagure che hanno ucciso civili, vecchi, donne e bambini. Soprattutto bambini. Quegli stessi bambini che, nei filmati dell’epoca, sono stati le vessati dalle barbarie nazi-fasciste, vittime di quell’Olocausto che oggi sembra aver fatto scuola, che forse non ha insegnato nella alla Storia, che sembra aver fatto breccia negli animi di chi applica ad altri civili, ad altri vecchi, ad altre donne, ad altri bambini lo stesso lo stesso trattamento subito dai loro antenati.
Di fronte a questa immane tragedia di sofferenza, non si può restare indifferenti, non ci si può voltare dall’altra parte e fingere di non vedere. L’indifferenza, in questi casi, diventa “complicità”. Ma le parole, da sole, non bastano. Occorrono fatti concreti. E non ci si lava la coscienza con qualche “pacca sulla spalla”. Stavolta, come allora, qualcuno deve reagire, deve gridare il dolore di un’umanità che sembra non aver capito nulla del passato, che si trova a commettere gli stessi errori e gli stessi crimini di ieri, nonostante ottant’anni di lezioni, di dibattiti, di condanne. Anzi: ottant’anni di indignazioni si stanno sgretolando di fronte alle stesse immagini di orrore che oggi i potenti mezzi di comunicazione trasmettono alla nostra attenzione quotidianamente. Certo: novanta anni fa non tutti riuscirono a sapere, non tutti riuscirono a essere informati, non tutti riuscirono a reagire, soprattutto in Germania e in Italia, dove governavano regimi che avevano avviato quell’orrore, quelle stragi, quei calvari di violenza e di sopraffazione. Oggi no. Oggi sappiamo che restare inermi significa avallare questi crimini, significa essere testimoni passivi di un odio che non sembra conoscere confini. Ecco allora che ogni gesto, anche simbolico, può servire per aprire un varco di luce su un buio di morte: una missione umanitaria, il riconoscimento di un popolo in cammino, una sanzione e una condanna nei confronti di chi, vittima ieri, diventa carnefice oggi.
Sia chiaro: il popolo ebraico non ha colpa, così come non lo aveva il popolo tedesco e quello italiano all’epoca delle leggi raziali. Ma sono i governanti i responsabili di questa orrenda situazione in cui si è cacciato il mondo dopo quasi ottant’anni di (presunta) pace. Ed ecco allora che altri governanti devono avere il coraggio di denunciare, di impedire queste violenze, di dire “basta” all’assassinio indiscriminato di civili, soprattutto bambini. Perché i bambini sono il futuro del mondo, perché uccidendo loro si uccide il nostro domani, perché infierendo su di loro si alimenta quel clima di odio che porterà ad altro odio, in un vortice inarrestabile di sangue che chiama sangue, di violenza che toccherà anche le nostre città, le nostre contrade, perché la violenza è sempre cattiva maestra. Oggi, tuttavia, assistiamo a troppa indifferenza, troppo cinismo, troppi interessi economici che si agitano nello scacchiere mondiale, con democrazie che non sono più tali, con democrazie che stanno assumendo l’immagine di “dittature” dei più forti, dei più potenti, dei più arroganti, dei più meschini, dei più vigliacchi. Democrazie che sembrano fare a gara con altri regimi della “cortina di ferro”… Li vediamo, oggi, questi “campioni” della democrazia di un tempo: il criminale assassino Benjamin Netanyahu (a cui Hitler, evidentemente, ha fatto lezione alla grande), il “dittatore pazzo”, volgare, isterico, vigliacco, ignorante e meschino Donald Trump, che sta portando gli Stati Uniti sull’orlo del baratro e che calpesta quotidianamente quei diritti e quei principi che fecero grande l’America e che ingenerarono in tutti noi quel “sogno americano” da prendere come esempio. Oggi, al contrario, anche in Italia, sono molti i politici di potere che, da servi sciocchi e paurosi, stanno abbeverandosi alle folli idee di questo pagliaccio da “Circo Barnum” d’oltreoceano che semina il vento dell’odio. Già. Ma davvero, in Italia, sta tornando a soffiare il “vento dell’odio”? Ma davvero stiamo rivivendo quegli “anni di piombo” che ci siamo lasciati alle spalle grazie alle prese di coscienza di una classe politica che non soffiava certamente sul fuoco della paura, ma che seppe sconfiggere il terrorismo rosso e quello nero grazie al “senso dello Stato” di Donne e Uomini che seppero usare le armi della democrazia e della legalità? Ecco perché occorre fare molta attenzione all’uso e all’abuso delle parole, rinvangando un “maccartismo” all’italiana che non può essere la ridicola controfigura del “maccartismo” americano. Chi semina il “vento dell’odio”? Chi sta spargendo il germe della paura? Politici di basso profilo che giocano sull’ignoranza dei cittadini, dimenticando (volutamente) che “chi semina vento raccoglie tempesta”. Evocare gli “anni di piombo” di fine Sessanta e Settanta è da irresponsabile, perché durante quei tristi periodi non ci fu nessuno, nei governi di allora, che soffiava sul fuoco. E il terrorismo, di destra e di sinistra, fu sconfitto dai governi (e dagli Italiani) di allora, che qualcuno accusò di “debolezza”. Ma quella “debolezza” democratica rappresentò la forza di uno Stato che non volle ubriacarsi di odio e di violenza.
L’assassinio, negli Stati Uniti, dell’ideologo ultrareazionario Charlie Kirk è stato un inaudito atto di immane violenza, perché una vita è sempre una vita. E ogni vita, a prescindere dalle ideologie, va sempre salvata. Ma non possiamo prendere a pretesto l’uccisione di un personaggio per niente conosciuto in Europa (la cui famiglia, peraltro, con un apprezzato gesto di cristiana sofferenza, ha “perdonato” il pazzo criminale autore dell’omicidio), per dar vita a una “caccia alle streghe” anche in Italia cercando di mettere in soffitta la tragedia dei civili di un popolo che sta per essere annientato.
Il 99,5% degli Italiani (e io tra questi) non sapeva, sino a poche settimane fa, chi fosse Charlie Kirk. E come la stragrande maggioranza degli uomini di buona volontà, sono amareggiato per la morte violenta di un marito e di un padre di famiglia che cercava di portare avanti, legittimamente, il suo pensiero. Ma Kirk non era Gesù Cristo e neppure Martin Luter King; era una Persona, vittima dell’odio di parte. Non facciamone un messia! E personalmente sono assai più addolorato alla visione di quell’immagine del bambino palestinese che porta sulle spalle la sorellina più piccola e che, piangendo, invoca la sua mamma che, forse, è stata uccisa dal fuoco israeliano. Quei due bambini sono dei simboli, assai più di un Charlie Kirk.
Ecco perché occorre dire BASTA, ma veramente basta a queste inutili violenze, che offendono la dignità dell’Uomo, creato da Dio per portare pace, amore e soprattutto vita.