I media parlano di crisi e dazi perché sono notizie che colpiscono l’opinione pubblica, ma i mercati finanziari guardano oltre e premiano la resilienza
di Antonio Bovetti
Giornali e media raccontano crisi, dazi e tensioni economiche perché questo è il loro mestiere: informare, con attenzione e talvolta con toni che colpiscono l’opinione pubblica. Negli ultimi anni, però, queste notizie hanno alimentato timori e ansie, soprattutto tra i piccoli risparmiatori, gli artigiani e le Piccole medie imprese (Pmi). Sempre più lettori e utenti dei nuovi media si pongono la stessa domanda: com’è possibile che, dal 2005 a oggi, la Borsa sia rimasta in terreno positivo? E perché si dice, con un’espressione ormai comune, che “la Borsa gode di buona salute” e che investitori e società quotate continuano a trarre profitti? Abbiamo intervistato bancari, operatori di Borsa ed esperti economisti, ecco le loro spiegazioni e riflessioni: «La Borsa in questi anni ha selezionato le aziende più forti, premia chi distribuisce dividendi e sconta già le prospettive future. Dal 2005 a oggi, nonostante le crisi, gli utili reinvestiti e la selezione naturale delle società quotate hanno fatto sì che un investimento restasse in attivo». Ma cosa significa concretamente? Entriamo nel dettaglio. «La Borsa non è una fotografia dell’economia reale. Le pagine di cronaca economica parlano di eventi immediati: un’azienda in crisi, una fabbrica che chiude, un nuovo dazio che minaccia l’export. I mercati finanziari, invece, hanno lo sguardo puntato sul futuro. Gli investitori comprano e vendono titoli in base alle aspettative di utili, crescita e decisioni di politica economica, non solo sulla base delle condizioni attuali. Ecco perché, anche in periodi di cattive notizie, se il futuro sembra promettente, i prezzi possono salire».
“Dividendi e palla di neve del lungo periodo”. Come si può spiegare questa frase un po’ metaforica che nasconde un fattore importante in Borsa?
«Dal 2005 a oggi, chi ha investito in un indice di Borsa non ha guadagnato solo dall’aumento dei prezzi delle azioni, ma anche dai dividendi distribuiti ogni anno dalle società quotate. Se reinvestiti, questi dividendi generano l’effetto dell’interesse composto: una sorta di “palla di neve” che aumenta il capitale anche negli anni in cui le quotazioni restano stabili o scendono leggermente.
Sembra che le grandi società e grandi banche siano quasi indifferenti a queste turbolenze? Chiediamo ad un esperto operatore di borsa. «Sopravvivono solo i più forti. In Borsa valori, la concorrenza è spietata. Un indice come il FTSE MIB* cambia periodicamente composizione: le aziende in crisi o troppo piccole vengono sostituite da realtà più solide e competitive. È una “selezione naturale” che, nel tempo, tende a ripulire l’indice e a mantenerlo composto dalle società più resilienti del sistema».
La Borsa italiana non vive in un’isola: è influenzata da capitali esteri, dalle decisioni della Banca Centrale Europea, dai tassi d’interesse e dall’andamento dei mercati USA ed europei. Se il contesto globale è favorevole agli investimenti azionari, anche Piazza Affari riceve flussi di liquidità, indipendentemente dalle difficoltà interne del Paese. Cosa occorre per entrare e restare in Borsa?
«Le aziende che vogliono quotarsi devono dimostrare solidità finanziaria, trasparenza e capacità di attrarre investitori. Ci sono aziende che comprano le proprie azioni. Chi è già quotato deve mantenere competitività in ogni settore: dalla progettazione al marketing, dalla gestione della produzione e alla governance societaria. Chi non riesce a farlo, nel tempo, viene escluso dall’indice principale o perde attrattiva agli occhi del mercato».
Per concludere possiamo dire che i mercati non sono immuni alle crisi, ma nel lungo periodo premiano la resilienza, la capacità di generare utili e la fiducia nel futuro. È per questo che, dal 2005 a oggi, la Borsa italiana, pur attraversando anni difficili, ha continuato a offrire risultati positivi a chi ha saputo investire con lungimirante pazienza.
Glossario:
L’indice FTSE MIB: principale indice azionario del mercato italiano. Rappresenta le 40 società con maggiore capitalizzazione quotate sulla Borsa Italiana. Fondato il 1 giugno 2009, si basa su una data base del 31 dicembre 1997, con un valore iniziale di 24.401,54 punti.
L’importanza del FTSE MIB per il mercato azionario italiano è indiscussa. Le 40 azioni che lo compongono rappresentano circa l’80% della capitalizzazione totale del mercato. Questo indice è cruciale per valutare la salute economica delle principali aziende italiane.
La Borsa Italiana, che ospita il FTSE MIB, comprende oltre 470 società quotate. L’indice viene aggiornato ogni tre mesi, tenendo conto di capitalizzazione, diversificazione e liquidità. Per assicurare un’equilibrata rappresentazione del mercato, nessuna azione può avere un peso superiore al 15% del totale.