Lo comunica l’Istituto nazionale di statistica con dati inoppugnabili che dovrebbero far riflettere…
I nodi vengono sempre al pettine e, nonostante le rassicurazioni governative, i numeri parlano da soli e sono impietosi… Lo abbiamo scritto una decina di giorni fa e qualcuno ci ha contestato dicendo che i dati che avevamo fornito non erano veri. Ora, a parlare (cifre alla mano) è l’Istat, ovvero l’Istituto di Statistica nazionale che conferma quanto da noi scritto non più tardi di una settimana. Infatti, se la quota di individui a rischio di povertà resta invariata (18,9%) così come quella di chi è in condizione di grave deprivazione materiale e sociale, si registra un aumento di individui in famiglie a bassa intensità di lavoro (da 8,9% a 9,2%). Inoltre nel 2023 il reddito annuale medio delle famiglie (37.511 euro) aumenta in termini nominali (+4,2%) e si riduce in termini reali (-1,6%) “a causa dell’inflazione”. Ma a peggiorare la situazione si aggiunge il “caro bollette”, con tariffe di luce e gas alle stelle e con i prezzi della benzina e dei carburanti che continuano nel trend in salita. Per non parlare dell’aumento del costo della vita, con generi alimentari aumentati del 12-15% a fronte di stipendi, salari e pensioni che non reggono al confronto del “caro vita”. Aggiungiamo il fatto che, nella recente analisi tratteggiata da Oxfam nel suo rapporto “Diseguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata”, risulta che il 5% degli italiani è titolare del 47,7% della ricchezza nazionale, con un’accelerazione del gap fra le ricchezze dei miliardari e i poveri.
Preoccupazioni anche da parte della Caritas e di altre organizzazioni umanitarie che fanno fatica ad accontentare quelle fasce di italiani impoveriti. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha commentato: “Una vergogna, dati da Terzo Mondo: avere quasi un quarto della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale non è degno di un paese civile”.