“Sette” e falsi “guru”: un pericolo sociale per le persone più fragili

In un momento di transizione e confusione, chiunque può diventare vulnerabile al fascino di chi offre certezze e facili soluzioni

 

di Paolo Allegra

In un mondo sempre più veloce e confuso, dove i legami familiari e sociali spesso si allentano, molte persone si ritrovano a cercare conforto, ascolto e senso di appartenenza. È proprio in questi vuoti che si inseriscono le sette e i cosiddetti “guru”, figure carismatiche che, dietro la promessa di benessere e salvezza, nascondono spesso strategie manipolative capaci di distruggere vite.

Non si tratta solo di storie isolate o casi estremi: quello delle sette è un fenomeno sociale reale, trasversale, che coinvolge persone di ogni età, ceto e livello culturale. Chiunque, in un momento di fragilità, può diventare vulnerabile al fascino di chi offre certezze e soluzioni facili.

Il modus operandi di questi “guru” è sottile e insidioso. Offrono accoglienza, ascolto e un apparente senso di comunità. Utilizzano tecniche psicologiche, linguaggi seducenti e promesse di guarigione, potere o successo personale. Gradualmente, chi entra in questi circuiti perde la capacità critica, diventa dipendente dal gruppo e dal suo leader, arrivando a rinunciare a libertà, beni materiali e legami familiari. I giovani, ad esempio, sono spesso in cerca di punti di riferimento e di identità. In un momento di transizione e confusione, possono facilmente cadere nella trappola di chi si propone come figura carismatica e salvifica. Un “guru” che parla di spiritualità, successo, felicità o rivoluzione interiore può apparire come una guida sicura in un mondo incerto.
Gli anziani, invece, spesso soli o in condizioni di salute precarie, possono essere attratti dalla promessa di cure alternative, di compagnia o di uno scopo. Spesso soli, trovano in questi gruppi un senso di inclusione che la società sembra aver negato. Ci sono poi le persone fragili per condizioni psicologiche, sociali o economiche: chi ha subito traumi, chi vive in povertà, chi è stato emarginato. Per loro, queste realtà diventano rifugi apparenti, che si trasformano in prigioni. La fragilità non è una colpa, ma può diventare un rischio se non adeguatamente riconosciuta e protetta. Una volta entrati in questi ambienti, la libertà individuale si riduce progressivamente. I leader carismatici iniziano a controllare i pensieri, i comportamenti, le relazioni e persino le finanze dei loro adepti. Chi prova a uscire viene spesso colpevolizzato, minacciato o isolato. Il problema, però, non è solo individuale: è collettivo. Le sette minano il tessuto sociale, disgregano famiglie, sottraggono risorse e alimentano circuiti di sfruttamento e abuso. È un fenomeno che merita attenzione pubblica e interventi concreti. È fondamentale che la società non si volti dall’altra parte. Servono informazione, educazione al pensiero critico e una rete di servizi accessibili a chi si trova in momenti di difficoltà. Le scuole, i centri sociali, i medici di base, le associazioni territoriali possono diventare punti di ascolto e prevenzione. La prevenzione passa prima di tutto dall’informazione. È fondamentale educare le persone al pensiero critico, al riconoscimento dei segnali di manipolazione e alla valorizzazione delle fonti affidabili. Famiglie, scuole, media e istituzioni devono collaborare per creare una rete di protezione e supporto. Inoltre, le vittime devono sapere che non sono sole: esistono associazioni, centri di ascolto e professionisti pronti ad aiutare. Inoltre, è necessario che le istituzioni si attivino con leggi chiare, controlli più efficaci e il sostegno alle vittime che riescono a uscire da questi contesti. Le sette e i falsi guru prosperano dove ci sono solitudine, disorientamento e mancanza di alternative. Combatterli non significa solo perseguire i colpevoli, ma anche costruire una società più accogliente, solidale e consapevole, dove nessuno debba cercare rifugio in promesse illusorie per sentirsi amato o ascoltato.

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Come riconoscere una setta: segnali d’allarme

Leader carismatico e incontestabile: il capo del gruppo viene visto come una guida assoluta, infallibile e spesso idolatrata.
Isolamento dal mondo esterno: si scoraggia (o vieta) il contatto con amici, familiari o chi non appartiene al gruppo.
Controllo della vita privata: si limita la libertà personale, fino a decidere come vestirsi, cosa mangiare o con chi parlare.
Linguaggio manipolatorio: si usano frasi fatte, concetti spirituali o motivazionali per giustificare qualsiasi decisione. Richieste economiche continue: donazioni obbligatorie, acquisto di corsi o prodotti come “prova di fedeltà
Difficoltà ad andarsene: chi tenta di uscire viene colpevolizzato, minacciato o ostracizzato.
Sensazione di colpa e paura: si fa leva su insicurezze per mantenere il controllo e scoraggiare il pensiero critico.

1 commento

Gianfranco Monaca 26 Aprile 2025 - 8:32

Cfr: Vittorio Alfieri, Satira Decimaquinta – LE IMPOSTURE – Frati, Frattocci, e Fraterni-genìa / Muratotoria, Gesuitica, o Gallesca / Eleusìnia, o Cibelica mania…

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