Robert Francis Prevost: cambiamento di stile nella continuità di un impegno
di Marco Delpino
Per chi crede (e noi siamo tra questi), lo Spirito Santo sovrintende su certe scelte importanti e decisive per la storia dell’Umanità. Negli ultimi decenni, nella Cappella Sistina del Vaticano, durante i Conclavi, lo Spirito Santo ha aleggiato per davvero e, a volte, ha fatto e fa compiere scelte imprevedibili ma sensate, ponderate, mai banali e (persino) dotate del giusto “senso dell’ironia”.
Ieri, giovedì 8 maggio (ricorrenza dedicata alla Madonna di Pompei, considerata da sempre “consolatrice degli afflitti, speranza di chi dispera e aiuto potentissimo dei cristiani”) lo Spirito Santo ha volato alto, sicuramente assai più della famigliola di gabbiani che presidiava il comignolo da cui è fuoriuscita, alle 18.07, la “fumata bianca”, segnale della scelta del nuovo Pontefice.
L’elezione di Robert Francis Prevost al soglio papale è stata certamente una sorpresa per molti, anche se (come dicono) è uno dei porporati più conosciuti in tutto il globo. E la scelta del nome (“Leone”) racchiude tutto un programma, che potrebbe essere sintetizzato in una semplice frase: “cambiamento di stile nella continuità di un impegno”. Robert Francis Prevost è stato, infatti, creato cardinale da Papa Francesco nel concistoro del 30 settembre 2023. Agostiniano, è stato Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Nato negli Stati Uniti (a Chicago), ha vissuto molti anni in missione in Perù, ed è un profondo conoscitore del mondo, oltre che di sette lingue, tra cui (perfettamente) l’italiano e il latino. Ha radici italiane e francesi e sicuramente contribuirà a spegnere le “turbolenze” nel clero statunitense e nei rapporti USA-Europa (oltre che, si spera, nei rapporti con le periferie del mondo). Le sue prime parole, pronunciate ripetutamente nel corso del saluto alla folla radunatasi in piazza San Pietro e incollata ai televisori di tutto il mondo, sono state “pace, pace, pace”, oltre all’auspicio di una nuova “speranza”. Sintomatica è poi la scelta del nome: Leone, come lo fu Leone XIII, il “Papa del lavoro”, il “Papa dei lavoratori”, uno dei fondatori (con la famosa enciclica “Rerum Novaum”, ovvero: “delle cose nuove”) della “dottrina sociale della Chiesa”: un Papa innovativo nel segno della continuità della Fede. Ma “Leone”, simbolo di forza, rappresenta l’eroismo, il coraggio e la maestosità regale. E Robert Francis Prevost ha subito dimostrato di essere sereno, ma al tempo stesso coraggioso e determinato a portare avanti le sfide aperte da Papa Francesco. E poi (pochi lo sanno o pochi lo ricordano) Frate Leone fu il frate più vicino a Francesco durante i momenti più importanti momenti della vita del Santo di Assisi, in particolare negli ultimi anni presso il Santuario della Verna. Forse, con la scelta di questo nome, Robert Francis Prevost ha voluto dimostrare al mondo intero la sua vicinanza a Papa Francesco per raccoglierne l’eredità e per portare avanti, verso il futuro, quei desideri di Pace e di Amore che rappresentarono le “pietre” fondanti della Casa di Cristo. Buon vento, dunque, Papa Leone XIV! Stupiscici con la tua gentilezza, con la tua saggezza e con la tua ferma determinazione per il bene del mondo. Oggi ne abbiamo un gran bisogno.