L’inflazione USA rallenta, ma la Fed avverte: “Tassi alti più a lungo”, intanto BYD investe in Ungheria e la Danimarca inaugura l’impianto record di e-metanolo – Cina, Usa, Europa: lo scenario economico si ridisegna tra tassi, dazi e transizione energetica
di Antonio Bovetti
Nonostante le preoccupazioni legate ai dazi e al possibile effetto domino sui prezzi al consumo, i recenti dati diffusi dal Bureau of Labor Statistics statunitense raccontano una storia diversa sull’inflazione. A luglio 2024, l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,2% su base mensile, un valore inferiore alle attese del mercato (+0,3%). Su base annua, l’inflazione è rallentata dal 2,4% al 2,3%, contro stime che indicavano una maggiore stabilità. «Questo dato conferma che le tensioni sui prezzi si stanno gradualmente allentando, ma non abbastanza da cambiare la linea della Fed». Osserva Marta Ricci, economista di Intesa Sanpaolo. Tuttavia, Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, in un discorso tenuto a Washington, ha frenato ogni ottimismo su un imminente allentamento della politica monetaria. «L’era dei tassi prossimi allo zero non è destinata a tornare presto ̶ ha dichiarato Powell ̶ sottolineando come le sfide strutturali dell’economia, tra cui gli shock ricorrenti dal lato dell’offerta rendano necessario mantenere i tassi di interesse su livelli più elevati, e per un periodo più lungo rispetto a quanto ipotizzato in precedenza». Puntualizza il presidente della Federal Reserve. Powell ha inoltre anticipato una possibile revisione degli strumenti e degli obiettivi della politica monetaria, includendo anche una riflessione sulla comunicazione relativa a rischi e previsioni macroeconomiche. «La Fed si trova ora di fronte a un’economia che si è trasformata. Le vecchie regole non bastano più». Commenta Luca De Santis, docente di Politica Monetaria all’Università Bocconi. L’incertezza persiste perché non si sa quel che succederà fra tre mesi e le industrie e le banche di affari devono progettare degli investimenti e programmi di produzione a lungo periodo per riuscire a investire al meglio i loro soldi. Sul fronte internazionale, l’Europa appare ancora incerta sulla strategia da adottare di fronte all’espansione cinese nel settore delle auto elettriche. Nel frattempo, la cinese BYD, nuovo colosso globale del comparto auto, ha scelto di rilanciare la propria offensiva industriale proprio nel cuore dell’Europa. In conferenza stampa a Budapest, accanto al premier ungherese Viktor Orbán, il fondatore e CEO Wang Chuanfu ha annunciato l’apertura del primo centro di produzione europeo, con un investimento da 248 milioni di euro e la previsione di creare 2.000 nuovi posti di lavoro in Bulgaria. «BYD ha scelto l’Europa orientale per convenienza logistica, costi più bassi e una politica industriale più flessibile». Spiega Katalin Németh, analista del settore auto-motive presso CEE Economics Monitor.
Sul fronte della transizione energetica, un altro segnale arriva dal Nord Europa
In Danimarca è stato appena inaugurato il più grande impianto europeo di produzione di e-metanolo, con una capacità annua di 42.000 tonnellate (pari a circa 53 milioni di litri). L’impianto fornirà una quota importante della propria produzione al colosso della logistica Maersk, impegnato in una decisa strategia di decarbonizzazione della propria flotta marittima. «Il metanolo verde rappresenta una delle soluzioni più concrete per la decarbonizzazione navale a breve termine», commenta Anders Johansen, ingegnere ambientale presso la Technical University of Denmark.
Glossario
Decarbonizzazione: l’azione di decarbonizzazione mira a passare quanto prima dall’uso di combustibili fossili come carbone, gas naturale o petrolio a fonti di energia rinnovabili e prive di emissioni di carbonio