Crescono le difficolta nella sanita pubblica a causa di ritardi amministrativi, forse voluti, per favorire i privati – Chi ha pagato trattenute e tasse sugli stipendi e la pensione… oggi deve pagare nuovamente i privati per avere la dovuta assistenza e farmaci, compreso il supplemento ticket
di Antonio Bovetti
Finanziamenti insufficienti per i servizi e il personale della sanità pubblica, contratti scaduti, ritardi nell’attuazione del PNRR, notevole aumento e sostegno economico al privato: questo è il quadro critico denunciato con determinazione dall’Intersindacale dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari (Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, Fvm, Uil Fpl Medici e Veterinari) in una lettera indirizzata ai Ministeri competenti, alle Regioni e alle Commissioni Sanità di Camera e Senato. Un grido d’allarme che si leva contro quello che i sindacati definiscono “un pericoloso immobilismo” delle istituzioni di fronte alla crisi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). «Si vuole finanziare il privato e tagliare finanziamenti al servizio pubblico». Questa è l’opinione comune di chi è malato e ha bisogno dell’assistenza pubblica: «Chi ha pagato trattenute e tasse sugli stipendi e la pensione… per avere l’assistenza, oggi deve pagare, nuovamente, cliniche private e farmacie per avere la dovuta assistenza e farmaci, compreso il supplemento ticket».
«Mancano risorse per i servizi, personale, formazione e rinnovo dei contratti – si legge nella nota pervenuta dall’ Intersindacale – ma si continua a finanziare il privato e a esternalizzare servizi essenziali». Nel mirino dell’Intersindacale, in particolare, i 600 milioni di euro destinati al nuovo sistema distributivo dei farmaci ad alto costo e ad alto monitoraggio, che verranno erogati attraverso le farmacie territoriali (sistema DPC), sostituendo la precedente distribuzione diretta da parte delle Asl, che però non comportavano costi aggiuntivi per lo Stato. Nella diagnostica e nella “farmacia dei servizi” c’è il rischio qualità. Preoccupazione anche per il trasferimento di competenze diagnostiche alle farmacie di comunità, nell’ambito della cosiddetta “farmacia dei servizi”. Una scelta che, secondo i sindacati, penalizza la qualità delle diagnosi garantita dai laboratori pubblici, anche grazie ai fondi del PNRR, e rischia di aumentare la spesa sanitaria impropria, avvantaggiando solo gli operatori privati.
La denuncia dell’Intersindacale trova conferma anche nei dati della Corte dei Conti, che evidenzia forti ritardi nella spesa della Missione 6 del PNRR, destinata a strutture, digitalizzazione e potenziamento dell’assistenza territoriale.
Risorse previste dal DM 77/2022, cruciali per il rilancio della sanità pubblica, ma ancora sostanzialmente inutilizzate. A peggiorare ulteriormente il quadro già molto critico, c’è la mancata apertura delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo del triennio 2022-2024, scaduto ormai da cinque mesi. Un blocco che, in un contesto già segnato da molte carenze strutturali e carichi di lavoro insostenibili, rischia di aggravare la fuga dei professionisti dal SSN. «La tensione tra i professionisti e all’interno della società civile cresce in modo esponenziale – avvertono i sindacati – e senza risposte rapide e concrete, rischiamo il collasso del nostro welfare, la perdita della tutela per le fasce più fragili e la fine del diritto alla salute sancito dalla Costituzione».