Il tasso d’inflazione rallenta leggermente, ma i prezzi dei beni di consumo quotidiano continuano ad aumentare. Per le famiglie italiane, è una stangata continua, si torna a casa con il portafogli vuoto! I carelli della spesa non sono più stracolmi
di Antonio Bovetti
L’inflazione rilevata dall’Istituto nazionale di statistica a maggio 2025 dichiara un lieve calo, ma il costo della spesa quotidiana degli italiani continua ad aumentare. Un paradosso solo apparente, perché a salire sono proprio i prezzi dei beni che riempiono ogni giorno il carrello e le borse della spesa. Secondo l’Istat, la lieve decelerazione dell’inflazione generale è dovuta principalmente alla dinamica dei beni energetici regolamentati (che passano da +31,7% a +29,3%), dei beni energetici non regolamentati (da -3,4% a -4,3%), degli alimentari non lavorati (da +4,2% a +3,5%) e dei servizi legati ai trasporti (da +4,4% a +2,6%). (Dati tratti dall’Istat). Ma per le famiglie italiane, il dato più rilevante è un altro: i rincari colpiscono soprattutto i prodotti acquistati con maggiore frequenza, quelli del cosiddetto carrello della spesa giornaliero. Questi aumenti sono un impatto diretto e immediato sul bilancio preventivo che ogni famiglia o singola persona ha previsto nella spesa quotidiana. Secondo le stime dell’O.N.F. Osservatorio Nazionale Federconsumatori, il rincaro medio si traduce in una spesa aggiuntiva di 527 euro annui per una famiglia media. Questa è una cifra che incide pesantemente, soprattutto in un contesto di difficoltà economiche persistenti, in pratica, sul bilancio famigliare in riferimento a quanto si guadagna mensilmente. I dati diffusi dalla Caritas sono emblematici e dovrebbero interessare il Governo: il 23,5% delle persone assistite risulta in condizione di povertà pur avendo un lavoro retribuito. Questi valori denunciati sono un’emergenza silenziosa, che si traduce in rinunce continue, anche su beni essenziali come il cibo, le cure mediche l’uso dell’auto. L’O.N.F. evidenzia da tempo alcuni segnali preoccupanti: Riduzione del consumo di carne e pesce, con un calo del -16,9% e uno spostamento verso prodotti più economici e meno pregiati. Crescita dell’abitudine ad acquistare prodotti in offerta o in prossimità di scadenza, ormai praticata dal 51% dei cittadini. I prodotti in offerta rimangono sullo scaffale solo qualche ora. Aumento della spesa nei discount, è aumentato del +12,1% su base annua. E’ una situazione che si trascina da mesi, senza che il Governo intervenga con misure strutturali. Le famiglie attendono risposte concrete, ma le proposte restano spesso solo sulla carta.
Tra le misure suggerite da associazioni e attenti osservatori:
Una rimodulazione dell’IVA sui beni di largo consumo, che permetterebbe un risparmio medio di oltre 516 euro all’anno a famiglia. La riforma degli oneri di sistema sulle bollette energetiche, con l’eliminazione di voci obsolete e il trasferimento sulla fiscalità generale. Uno stanziamento adeguato per la sanità pubblica, sempre più in difficoltà. Una riforma fiscale equa, davvero orientata a sostenere i redditi medio-bassi, oggi i più esposti alla crisi del potere d’acquisto.
Glossario:
L’ISTAT Istituto Nazionale di Statistica, è l’ente pubblico di ricerca italiano. L’ente svolge un ruolo decisivo nello studio, ricerca e diffusione di informazioni statistiche ufficiali su vari aspetti della società, dell’economia e dell’ambiente. Istituto è responsabile della raccolta, elaborazione e analisi dei dati relativi a censimenti, indagini campionarie e altre rilevazioni statistiche.