Un Paese con milioni di case vuote e migliaia di persone senza casa ha un problema profondo, ma anche tutte le risorse per risolverlo
In Italia ci sono circa 10 milioni di case vuote, eppure la crisi abitativa è una realtà sempre più dura. Le famiglie fanno i conti con affitti fuori scala, mutui insostenibili e stipendi stagnanti. La casa, un tempo simbolo di stabilità, oggi è diventata un peso per molti. Anche chi ne eredita una non è più al riparo dalla povertà. Come si spiega questo cortocircuito? La risposta sta in decenni di politiche speculative, che hanno favorito la nuova edificazione rispetto al recupero del patrimonio esistente. Si è costruito dove non serviva, spesso per investimento, con un boom di seconde case in località turistiche, mentre interi borghi, periferie e centri storici sono stati abbandonati o lasciati degradare.
Le conseguenze? Milioni di immobili vuoti, spesso invendibili, e una domanda abitativa reale che resta senza risposta. Un tempo possedere una casa era un traguardo, una garanzia. Oggi può essere un problema. Tasse alte, costi di manutenzione, vincoli burocratici e mercati immobiliari bloccati rendono difficile valorizzare o persino affittare una casa di famiglia. In molte aree del Sud o dell’Appennino, le case ereditate hanno un valore quasi simbolico, ma rappresentano comunque un onere fiscale. E nelle città, la pressione del turismo e della rendita immobiliare ha trasformato interi quartieri in vetrine di Airbnb, cacciando via i residenti.
Serve una rottura netta con la logica speculativa. Ecco alcune azioni concrete: 1) Censimento reale e aggiornato del patrimonio edilizio esistente, per distinguere tra abitazioni riutilizzabili, fatiscenti o abbandonate. 2) Incentivi seri al riuso: ristrutturare deve essere più conveniente che costruire da zero. 3) Un freno alla rendita: tassazione progressiva sulle seconde case inutilizzate. 4) Politiche pubbliche di housing sociale: non assistenzialismo, ma offerta strutturata di alloggi accessibili, soprattutto nei centri urbani. 5) Coinvolgimento dei Comuni: strumenti per il riutilizzo dei beni inutilizzati, anche attraverso patti con privati, cooperative o associazioni.
La casa non può restare solo una merce. È un diritto e un bene comune. Per affrontare davvero la crisi abitativa italiana servono politiche coraggiose, capaci di riattivare ciò che già esiste e restituire centralità all’abitare come elemento chiave di dignità, comunità e futuro.